Casa Saldarini, Baratti, Piombino (LI), 1962
Vittorio Giorgini
Fondo Archivio Vittorio Giorgini
Baratti, 26 giugno 1967. A distanza di un paio di anni dalla conclusione del cantiere, l’Ing. Piero Lusvardi del Genio Civile di Livorno, esegue le prove di collaudo su casa Saldarini, progettata da Vittorio Giorgini nel 1962: la struttura, nonostante fosse stata caricata di un peso maggiore il doppio di quello necessario, risultò perfettamente elastica. Abbassatasi di circa dieci centimetri, una volta tolti tutti i pesi, l’opera tornò su, proprio come in un processo di lievitazione. Mai realizzata d’altronde una casa con quel sistema costruttivo: una rete metallica zincata elettrosaldata per ottenere la forma voluta e il cemento per irrigidirla. Il processo costruttivo procedeva per porzioni: una volta modellato l’apparato metallico attraverso pali in legno che ne sostenevano la forma, si passava al getto di cemento a presa lenta, per uno spessore totale di quattro centimetri, prima in un senso che andava dal basso verso l’alto (si aspettavano quindici giorni per l’indurimento del cemento), e poi nel senso opposto, cioè dall’alto verso il basso, in modo da evitare inutili e fastidiosi colaggi. La superficie asimmetrica, composita e a doppia curvatura della costruzione, la continuità materica e avvolgente della sua membrana, esprimono tutt’oggi una spazialità progettuale innovativa che sembra voler restituire all’uomo lo spazio che più gli è congeniale per vivere. Casa Saldarini rappresenta il primo esempio al mondo, e l’unico a tutt’oggi in Italia, di costruzione con caratteristiche topologiche.
Ma è soprattutto il risultato del felice connubio tra un architetto geniale e un committente illuminato. Così come è la dimostrazione che l’impossibile è solo un’espressione di sostanziale pessimismo, di incapacità di saper credere nelle potenzialità del presente, ma con sguardo visionario.