CORRISPONDENZE DAL BRASILE. Roberto Sambonet, 1948
Roberto Sambonet (Vercelli 1924 – Milano 1995) fu artista, designer, grafico, progettista di allestimenti.
Gli esordi nella professione avvennero in primo luogo nell’arte: due mostre, una alla Galleria Gummesons (1947) di Stoccolma e una alla galleria d’arte del Cavallino a Venezia (1948), segnarono il suo esordio nel mondo della pittura; al design e alla grafica si accosterà successivamente, a seguito dell’incontro e della collaborazione con Pietro Maria Bardi, direttore del Museo d’Arte di San Paolo del Brasile (MASP).
Il 1948 fu un anno cruciale per il suo percorso umano e artistico; a settembre si imbarcò con la moglie Luisa Bernacchi, di origini brasiliane, alla volta del Brasile dove rimase fino al 1953. In Brasile, accanto a un’intensa attività di pittore, iniziò a praticare anche quella di designer, grafico e ideatore di eventi.
L’archivio conservato presso il CASVA presenta una ricca testimonianza di questi anni di formazione e delle esperienze che li accompagnarono.
Sono innumerevoli le lettere scritte da Roberto e Luisa dal Brasile ai parenti in Italia, in cui i due giovani raccontano, spesso a quattro mani, l’esperienza brasiliana, riempiendole di notizie dettagliate, a partire dal viaggio in piroscafo, proseguendo con la vita alla “fasenda” dei genitori di lei, la pittura, l’incontro con Bardi, i sogni, le aspirazioni, le annotazioni sul paesaggio naturale, culturale, antropologico. A queste fanno da corollario le risposte dall’Italia, spesso scritte a macchina su carta intestata della Sambonet S.p.A.
Archivisticamente è molto particolare il fatto che la maggior parte di queste lettere siano state numerate in origine riportando tale numero nell’intestazione; le lettere dall’Italia poi compaiono in un elenco, redatto presumibilmente da Roberto Sambonet, che riporta le date di spedizione e di arrivo.
Come è facile intuire queste lettere costituiscono nel loro insieme un carnet de voyage molto dettagliato, pur non avendo l’aspetto classico di taccuino, racconta non solo il viaggio alla scoperta del “nuovo mondo”, ma un vero e proprio percorso di formazione di uno dei più geniali e fecondi designer del secondo Novecento.