titoloMOSTRA
Università degli Studi di Palermo – Collezioni Scientifiche del Dipartimento di Architettura
Progetto di un Albergo a Padiglioni, San Martino delle Scale, Monreale (PA), 1951-1955
Giuseppe Caronia
Fondo Giuseppe Caronia
Nell’ambito della promozione dell’industria turistica in Sicilia, che nei primi anni del Miracolo Economico ha un peso non indifferente nell’impegno dell’imprenditoria locale, l’incarico svolto da Giuseppe Caronia (Palermo 1915 – Roma 1994) per la realizzazione fra il 1951 e il 1955 del complesso di un Albergo a Padiglioni a San Martino delle Scale (Monreale) ha particolare rilevanza sia in quanto variante montana (per la Sicilia) sia per l’ordinamento architettonico. Quest’ultimo, senza indulgere su fascinazioni vernacolari, risulta dalla declinazione in chiave di ricettività vacanziera, quindi con sensibilità all’assetto paesistico e alla conformazione orografica dei luoghi, della precedente esperienza di Caronia in relazione al modello insediativo del Borgo Rurale promosso durante il ventennio. Il complesso di San Martino delle Scale, che si distingue anche per il dosaggio fra inserti neorealisti e calibrati richiami all’impalcato delle concezioni architettoniche sostenute dall’A.P.A.O. (che a Palermo in quegli anni conta un significativo novero di aderenti), è uno dei primi esperimenti nello specifico settore montano di quell’industria turistica che la Regione Autonoma a Statuto Speciale si propone di rilanciare anche sulla scorta del successo dei primi sette anni (1945 -1952) di attività del piano di finanziamenti erogati dalla Sezione Credito Industriale del Banco di Sicilia, che tuttavia avevano interessato solo marginalmente il settore termale-ricettivo.
01 — Plastico del nucleo ristorante-bar-dancing, stampa fotografica in b/n
02 — Pianta del ristorante-bar-dancing, stampa fotografica in b/n
03 — Veduta notturna del ristorante-bar-dancing, stampa fotografica in b/n
04 — Veduta dell’ingresso del ristorante-bar-dancing, stampa fotografica in b/n
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Tutte le immagini sono protette da copyright: © COLLEZIONI SCIENTIFICHE DEL DIPARTIMENTO DI ARCHITETTURA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO
Progetto per la Facoltà di Architettura nel Parco d’Orléans a Palermo, 1952
Roberti Caronia
Fondo Roberti Caronia
Nel luglio del 1952 Salvatore Caronia Roberti (Palermo 1887 – 1970), in collaborazione con Salvatore Benfratello ed Enrico Castiglia, porta a termine il progetto di massima per la Facoltà di Architettura nella nuova Città Universitaria di Parco d’Orléans. L’edificio, ideato con formalismo funzionalista, doveva essere composto da tre corpi di fabbrica aggregati a turbina. L’impianto planimetrico e la configurazione degli alzati, consistenti in cadenzati impaginati con agli estremi pareti cieche in pietra rustica, sono concepiti secondo modi International Style “corretti” da richiami neorealisti. L’ordinamento è basato su un telaio strutturale al quale sono cadenzati gli ambienti ordinari, quelli d’uso collettivo e quelli di rappresentanza.
Cardine della composizione planimetrica è il grande vestibolo scandito da quattro allineamenti di pilastri e comprendente una chiostrina interamente vetrata; una sorta di fulcro che sembra generare una composizione nella quale i tre corpi di fabbrica risultano nettamente separati. La mancata realizzazione di questo edificio comportò, in realtà, un peggioramento dell’assetto del settore sud-occidentale della Città Universitaria. L’incontrollata parcellizzazione di quest’area, nella quale persino la sistemazione a verde risulta oggi meccanicamente ritagliata, finì per dare il colpo di grazia all’idea del campus perseguita, forse peccando di ottimismo, dal gruppo Benfratello-Caronia-Castiglia nel precedente Piano Regolatore dell’ex Parco d’Orléans colla distribuzione dei nuovi edifici universitari, definito nel marzo del 1952.
01-Facoltà-Arch
01 — Veduta prospettica, elaborato grafico
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Motonavi e Transatlantici
Fondo Ducrot
All’inizio degli anni Cinquanta il contributo artistico di Giocondo Faggioni (Genova 1912 – 1990) e di Lorenzo Guerrini (Milano 1914- Roma 2002) per gli interni delle navi Campania Felix (1950- 1952), il primo, e Sardegna (1952 – 1953), il secondo, rilancia la consuetudine del mobilificio Ducrot di rivolgersi ad esponenti delle contestuali tendenze artistiche italiane più accreditate. Fin dalla fine del XIX secolo il mobilificio palermitano si avvaleva, anche per settori di pregio della produzione, della collaborazione di Ernesto Basile e degli artisti del suo cenacolo. Negli anni Venti del XX secolo l’impresa di Vittorio Ducrot si era affermata anche nel settore degli arredi navali. Sono di quel periodo le collaborazioni con Galileo Chini, Alessandro Mazzucotelli, Domenico Trentacoste, Angelo Zanelli e, a seguire, con gli artisti coordinati da Gustavo Pulitzer-Finali. Dal 1944 al 1955, durante la gestione del gruppo genovese (guidato da Tiziano De Bonis), il mobilificio riafferma la propria propositività produttiva realizzando grandi incarichi e riattivando la rete di vendita nazionale. Fra gli incarichi navali di questo periodo hanno particolare rilevanza gli arredi progettati per le motonavi Città di Tunisi, Città di Napoli, Campania Felix, Franca Costa, Lipari e Sardegna e per la turbonave Andrea Doria (1951-1953). Per il transatlantico Cristoforo Colombo (1953 e succ.) l’Ufficio Tecnico Ducrot collabora con Luigi Ciarlini, la cui linea progettuale avrà un’apprezzabile riflesso su un segmento di qualità della produzione destinata al mercato dei mobili.
01 — Motonave Campania Felix, Galleria, 1952. Giocondo Faggioni (detto Goghi) e Ufficio Tecnico Ducrot, stampa fotografica in b/n
02 — Transatlantico Cristoforo Colombo, sezione del negozio di moda della veranda di Terza Classe, 1953. Luigi Ciarlini e Ufficio Tecnico Ducrot, elaborato grafico
03 — Transatlantico Cristoforo Colombo, arredi per la veranda di Terza Classe, 1953. Luigi Ciarlini e Ufficio Tecnico Ducrot, elaborato grafico
04 — Motonave Sardegna, vestibolo dello scalone di Prima Classe, 1953. Lorenzo Guerrini e Ufficio Tecnico Ducrot, stampa fotografica in b/n
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Istituto di Finanziamento per la Ricostruzione a Roma, 1955
Ufficio Tecnico Ducrot
Fondo Ducrot
All’inizio degli anni Cinquanta la nuova gestione del mobilificio Ducrot (ora con Direzione Generale a Genova e con Ufficio Tecnico e Officine a Palermo) si riafferma in un settore di prestigio come quello degli incarichi per istituzioni pubbliche e private, importanti strutture alberghiere, esercizi commerciali e locali pubblici. Il registro Ducrot del Protocollo disegni, nel quale non è contemplata la produzione corrente, per il periodo compreso fra il 1955 e il 1969 riporta 825 incarichi di arredi per Atene, Belgrado, Bologna, Capri, Catania, Firenze, Genova, Imperia, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Sciacca, Siracusa, Venezia, Tallin, Taormina, Tokyo, Trieste, Varsavia. Fra le committenze più ricorrenti figurano alcuni ministeri (Esteri, Interni, Tesoro), l’Istituto di Finanziamento per la Ricostruzione, l’Assemblea Regionale Siciliana, la Banca d’Italia, il Banco di Sicilia, il Banco di Imperia, la Banca Commerciale Italiana, la Banca Nazionale del Lavoro, la Società Montecatini, la Richard Ginori e la RAI.
Nonostante la propensione tradizionalista per la produzione destinata al mercato del mobile (in deroga al profilo aziendale delle origini), per gli Arredi particolari le scelte dell’Ufficio Tecnico Ducrot sono culturalmente orientate ad una cauta modernità, sovente con attualizzati richiami novecentisti; una formula che all’epoca, anche grazie all’alta qualità tecnica e ad una certa aura di rassicurante solidità, si dimostra di grande successo. Non mancano, però, in questo settore anche occasioni di slanci innovativi, grazie alle collaborazioni con progettisti come Luigi Ciarlini, Michele Collura, Amedeo Luccichenti e Gustavo Pulitzer-Finali.
01-Sala-per-il-pubblico
01 —  Sala per il pubblico, stampa fotografica in b/n
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Turbonave Leonardo da Vinci – Salone delle Feste, 1958-1960
Amedeo Luccichenti e Vincenzo Monaco con Millo Marchi e Ufficio Tecnico Ducrot
Fondo Ducrot
Fra il 1958 e il 1960 lo studio romano di Amedeo Luccichenti (Isola Liri 1907 – Neully sur Seine 1963) e di Vincenzo Monaco (Roma, 1911–1969), in collaborazione con Millo Marchi, progetta gli arredi degli ambienti d’uso collettivo del transatlantico Leonardo da Vinci, costruito dai Cantieri Navali Ansaldo di Genova Sestri Ponente per la Società di Navigazione Italia (Italian Line). La Società Ducrot (Genova – Palermo) è oramai solita avvalersi del contributo di progettisti esterni (fra i quali, oltre a Monaco e Luccichenti, ricorrono i contributi di L. Ciarlini, B. Munari, G. Puitzer-Finali, G. Ulrich) e ha ripreso la consuetudine di rivolgersi ad artisti di primo piano. Ma sul finire degli anni Cinquanta il grande concorso di artisti “innovativi” (fra cui E. Alfieri, O. Bernini, C. Cagli, G. Capogrossi, A. Corpora, E. Carmi, F. Luccardi, E. Luzzatti, M. Mascherini, E. Paolucci, F. Pirandello, D. Rotella, G. Santomaso, G. Turcato, E. Vedova e G. Zoncada) per il corredo artistico degli interni del Leonardo da Vinci è dovuto alla consulenza fornita da Giulio Carlo Argan direttamente alla società armatrice e non a scelte maturate all’interno della Società Ducrot; questa, sebbene in fase di grande ripresa, sul piano delle scelte culturali accusava segnali di declino oramai non compatibili con incarichi di questa portata. Infatti la turbonave Leonardo da Vinci, in servizio sulla rotta Genova-Napoli-New York, doveva attestare la riconquistata rilevanza internazionale della marina mercantile italiana; doveva pertanto essere anche ambasciatrice del cosiddetto «Modo Italiano», cioè di quella particolare linea di modernità comunicativa che ormai nell’ambito del visibile faceva da complemento all’insieme dei progressi tecnici, economici e sociali conseguiti con il Miracolo Economico.
01 — Salone delle Feste (detto Salone degli Arazzi), riproduzione fotografica delle sezioni con arredi e opere artistiche, stampa fotografica in b/n
02 — Salone delle Feste (detto Salone degli Arazzi), veduta prospettica. Arazzi di Corrado Cagli e Giuseppe Capogrossi realizzati da Arazzeria Scassa di Asti, stampa fotografica in b/n
03 — Salone delle Feste (detto Salone degli Arazzi), arazzi di Corrado Cagli e Giuseppe Capogrossi realizzati da Arazzeria Scassa di Asti, stampa fotografica in b/n
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Appartamento Fiorentino a Palermo, 1961
Ufficio Tecnico Ducrot
Fondo Ducrot
Nel novero degli Arredi Particolari eseguiti dagli Stabilimenti Ducrot di Palermo nel periodo del Miracolo Economico, stimabili nell’ordine di un migliaio (senza contare gli arredi navali) per una committenza assi diversificata ed estesa su parte del territorio nazionale, quelli relativi agli ambienti completi per appartamenti non costituiscono una percentuale particolarmente sensibile. La realizzazione dell’Appartamento Fiorentino a Palermo nel 1961, dunque, assume una certa rilevanza in questo settore del mobilificio Ducrot; eppure alle origini della sua storia, negli anni compresi fra il 1898 e il 1909, la realizzazione (in collaborazione con Ernesto Basile) di arredi completi per committenti prestigiosi ne aveva accreditato il nome fra le imprese più qualificate nell’ambito internazionale delle arti decorative e industriali moderne.
Ma la committenza privata che si rivolge alla Società Ducrot negli anni Cinquanta e nella prima metà degli anni Sessanta del XX secolo è ben diversa, per disponibilità e per cultura, da quella della tarda Belle Époque.
L’appartamento Fiorentino, pur con la sua edulcorata modernità comunicativa tutt’altro che scevra da suggestioni alla moda e tuttavia garbata nel relazionare sottosistemi compiuti, è forse una delle ultime realizzazioni di qualità dei disegnatori dell’Ufficio Tecnico Ducrot del periodo del Miracolo Economico; e questo proprio in quel settore degli arredi per abitazioni che, invece, aveva reso l’etichetta Ducrot portavoce di una specifica cultura dell’abitare palermitana di inizio secolo.
01 — Veduta prospettica del bar nella living room, elaborato grafico
02— Bar e saletta da gioco nella living room, stampa fotografica a colori
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Progetto della Facoltà di Architettura dell’Università di Palermo, Parco d’Orléans, 1962
Giuseppe Caronia
Fondo Giuseppe Caronia
Nel 1962 Giuseppe Caronia (Palermo 1915 – Roma 1994) redige il progetto definitivo per la nuova sede della Facoltà di Architettura di Palermo (istituita nel 1944); tale complesso di edifici doveva essere realizzato in quella Città Universitaria che si andava costruendo nello storico parco impiantato, all’inizio del XIX secolo, da luigi Filippo d’Orléans.
Il progetto di Caronia può ben assurgere a campione significativo dell’idea relativa ai luoghi e ai modi della formazione dell’architetto nella fase tarda della cultura funzionalista in Italia. Il suo organismo architettonico avrebbe condiviso con il precedente progetto redatto dal padre (Salvatore Caronia Roberti) la sola ubicazione. Sul lato nord-est, l’area assegnata si sarebbe aperta verso il piazzale delimitato dalla Facoltà di Ingegneria; il corrispondente fronte laterale della nuova Facoltà di Architettura ne sarebbe così divenuto il fondale segmentato, dinamizzando il contesto con lo svettante corpo di fabbrica trasversale degli uffici. Ad esso è affidato il raccordo fra i due comparti destinati alla didattica, alla ricerca, ai servizi, agli impianti e alle adunanze. Questi comparti, dissimili e disposti in batteria, avrebbero presentato configurazioni assonanti anche se diversamente calibrate sulla omogenea orditura strutturale del complesso. Tre curati spazi aperti, uno esterno retrostante al comparto minore e due interni al comparto maggiore, avrebbero garantito una più fluida e ariosa fruizione dell’intero complesso, controbilanciandone l’impalpabile introversione nei confronti di in un contesto ormai dimentico della sua origine di parco suburbano.
01 —Veduta del cortile principale, elaborato grafico
02 — Veduta dell’atrio, elaborato grafico
03 — Veduta del cortile minore, elaborato grafico
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